Della neve e della terra.

fiamignanoLo scorso Venerdì Santo, a pochi giorni dal sisma che ha colpito l’Abruzzo, i Liberi Nantes si sono recati a Fiamignano (RI) per un incontro amichevole programmato da tempo.

L’incontro di calcio è stata l’occasione per portare i ragazzi dei Liberi Nantes a “scoprire” la neve, perché molti di loro non la conoscevano essendo originari del continente africano.

A Campo Felice c’era ancora un po’ di neve, ma c’erano anche le tende blu della Protezione Civile, a Fiamgnano c’erano i ragazzi della squadra di calcio che ci hanno accolto come amici, malgrado l’ombra del terremoto fosse arrivata fin lì.

Quello che segue è il racconto di Mister Guelarzi.

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Grazie.

Oggi pomeriggio mi avete fatto commuovere, mi avete fatto sentire vivo e utile.

Non so se senza Liberi Nantes avrei mai potuto provare queste sensazioni, che provo a scrivervi ora, perchè a voce non sono bravo a trasmetterle, e perchè ora sto realizzando quello che anche oggi, come tutti i giorni da quando abbiamo iniziato, abbiamo fatto.

Sul pullmino, all’andata, le facce mezze addormentate erano quelle di chi non aveva ancora ben capito dove e cosa stava andando a fare.

Poi, piano piano, i nostri amici si sono sciolti.

Prima qualche battuta, qualche scherzo, poi la valanga di racconti, le loro esperienze, quelle cose che ti toccano e che se non le vivi non le puoi raccontare.

E così Livio mi ha fatto vedere i suoi libri, quelli che non lascia mai. “Ma tanto a te non interessano, tu non credi in Dio, che te li faccio vedere a fare?”.

Invece poi me li ha aperti, mi ha raccontato di quella che sarà la battaglia tra bene e male, l’Apocalisse, la sua Fede.

E ha mostrato orgoglioso la sua Bibbia, rilegata in pelle, fatta arrivare dalla Romania.
Jean e Rodrigo a raccontarmi le loro paure per queste continue scosse, chè se non ci stiamo capendo nulla noi di quello che succede figuratevi loro, tra magnitudo e sismologi.

Poi la neve, e i loro sorrisi.

Non so per quanti di loro fosse il primo contatto con al neve.

Ma sembravano bambini, emozionati per una cosa così naturale per noi.

I sudanesi e i nigeriani a prendersi a pallate di neve, ad infilarsela nei vestiti.

Tutti intorno a quell’unico sci che era lì abbandonato, a farcisi le foto coi telefonini.

Abdullah, Souleymane, Reza e Robert a improvvisare lotta libera nella neve, a rotolarcisi.

Amadou e Mamadou a camminarci sopra lentamente, come per saggiarne la consistenza.

Robert che viene da me cercando un piatto o una busta di plastica per imrovvisare uno slittino per farsi qualche discesa.

Poi il trasferimento al campo, di nuovo sul pullmino, e tanti sorrisi.

Abdullah, uno dei più silenziosi, mi chiama per farmi sedere vicino a sè per raccontarmi della neve a Kabul, di quanto gli manca la sua infanzia lì, della differenza tra le montagne nostre e quelle loro, della sua speranza di organizzare una festa con gli aquiloni al Circo Massimo come quando era bambino in Afghanistan.

Il clima di festa, di tranquillità, quello stesso che abbiamo respirato a Casalecchio agli ultimi Mondiali Antirazzisti.

E poi la partita, la gioia nei loro occhi dopo ogni gol, nonostante la pioggia e il freddo.

Anche la soddisfazione personale di non sfigurare in un ruolo non mio.

Gli abbracci, le urla di incitamento, le esultanze.

La voglia di fotografare qualsiasi particolare.

E la Coppa.

Che bello vederli festeggiare come se avessimo vinto la Champion’s League, toccare e accarezzare quella Coppa, correre per il campo mostrandola ad un pubblico immaginario.

I più felici erano quelli meno bravi, quelli che sono con noi da meno tempo, quegli stessi che il sabato non possono giocare in campionato ma spesso vengono a vedere la squadra, quelli che solo ora stanno capendo chi siamo e cosa cerchiamo di fare per loro.

Abbiamo vinto.

Grazie, ancora.

E grazie anche agli amici di Fiamignano che ci hanno permesso di realizzare anche questo sogno, non solo quello dei ragazzi di vedere la neve.

E poi grazie ai ragazzi del Fiamignano, perché siamo arrivati in luoghi più segnati di quanto noi stessi avessimo potuto immaginare da quanto accaduto all’Aquila, perché lì la terra trema forte, perché la paura è tangibile.

Giulio

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