“Liberi Nantes Football Club” ai David di Donatello
Il documentario “Liberi Nantes Football Club”, dopo aver partecipato al Festival del Cinema di Roma tra gli Eventi Speciali, è stato selezionato tra i documentari di cortometraggio in concorso ai Premi David di Donatello 2010 dell’Accademia del Cinema Italiano.
“L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha sostenuto dall’inizio e con grande entusiasmo l’esperienza dei Liberi Nantes FC. Abbiamo ritenuto importante la possibilità che lo sport poteva offrire a questi ragazzi rifugiati di sentirsi parte di una comunità, di un gruppo, di iniziare a ricostruirsi una vita al sicuro dalle guerre e dalle persecuzioni. Grazie al calcio infatti chi ha perso tutto fuggendo dalle aree di conflitto in ogni parte del mondo ritrova una parentesi di normalità e può dimenticare, almeno per un po’, i traumi dolorosi che ha subito. Mi complimento con i Liberi Nantes per la candidatura al David di Donatello perché l’esperienza illustrata nel loro documentario merita la massima diffusione ed attenzione.” ha dichiarato Laura Boldrini, Portavoce UNHCR
Padre Giovanni La Manna (presidente Associazione Centro Astalli): Liberi Nantes Football club: la partita da vincere è quella contro i pregiudizi
I protagonisti di Liberi Nantes Football Club, prima che essere atleti, sono giovani uomini in fuga da guerre e persecuzioni. Sono richiedenti asilo e rifugiati giunti in Italia in cerca di protezione, molti di loro hanno usufruito dei servizi del Centro Astalli, dopo viaggi ai limiti della realtà, in cui tanti loro connazionali hanno perso la vita. “Li abbiamo conosciuti in fila alla mensa per un pasto caldo, nel centro d’accoglienza, tra i banchi della scuola di italiano, in ambulatorio e al centro d’ascolto”, spiega Padre Giovanni La Manna (presidente Centro Astalli).
Liberi Nantes Footbal club, parla di loro, di una squadra di rifugiati che sul campo di calcio cerca di trovare la serenità perduta e la forza di guardare al futuro con speranza.
“Un progetto importante che grazie alla sua immediatezza e spontaneità – continua La Manna – riesce a raccontare al grande pubblico storie difficili e dolorose che solitamente non trovano spazio nei mass media.
La speranza è che il documentario possa essere uno strumento, attraverso cui, soprattutto le nuove generazioni, comprendano chi sono i rifugiati e perché giungono nel nostro paese. La forza del documentario sta nel messaggio che arriva in maniera chiara e diretta: la loro presenza in Italia è una ricchezza e non un ostacolo alla nostra crescita umana e culturale.
Il campo di calcio con le sue regole e i suoi tempi di gioco è un’efficace metafora della sfida che ogni giorno i rifugiati devono affrontare contro pregiudizi e luoghi comuni ancora così diffusi nella nostra società”.