Quando lo sport va oltre i confini: dallo Ius soli sportivo alle Olimpiadi di Rio
Il gioco può superare i limiti imposti e cancellarli, difendendo il principio uguaglianza fino a rendersi un diritto inalienabile.
E’ così che in questo momento storico in cui la figura del rifugiato, del migrante forzato che diventa straniero nel raggiungere una Terra lontana da quella natìa, cerca di emergere dall’indifferenza che è proprio lo sport a dare dei segnali nel riconoscere e restituire una dignità che non conosce nazionalità.
L’importanza del disegno di legge è chiaro dalle parole di una deputata che ha vissuto l’attività agonistica in prima persona, Valentina Vezzali, l’atleta italiana più medagliata di tutti i tempi: <<Attesta ancora una volta come lo sport possa essere un eccezionale strumento di integrazione sociale. L’approvazione del Ddl rafforza il convincimento del valore dello sport e dell’attività sportiva quale elemento fondante l’essere società civile che si apre all’altro ed abbatte frontiere e barriere mentali>>.
Nel mondo – Il presidente del COI, Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach ha annunciato la decisione di aprire le prossime Olimpiadi estive ai profughi come messaggio di speranza e per rendere il mondo consapevole della gravità di una crisi mondiale che interessa 60 milioni di persone. Finora i rifugiati non erano ammessi in quanto non rappresentanti di nessun Paese; <<Non avendo un team nazionale a cui appartenere, nessuna bandiera dietro al quale marciare, nessun inno nazionale che viene suonato alla vittoria, questi atleti saranno benvenuti ai Giochi dietro la bandiera olimpica e con l’inno olimpico>> ha dichiarato Bach, che aggiunge <<Tutte le persone sono uguali a prescindere da razza, sesso, status sociale, cultura, religione. Le Olimpiadi sono l’apice di questa visione e del principio della non discriminazione>>.