“XXV Aprile”, un nuovo inizio.

XXV Aprile_003Ce l’abbiamo fatta.
Non sappiamo nemmeno come, ma ce l’abbiamo fatta.
Stanchi, bagnati, impolverati e felici.
Soprattutto felici, perché l’impresa era suonata folle sin dall’inizio e l’esito era tutt’altro che scontato.
Cosa che ci succede spesso.

Centinaia di persone che sono venute a trovarci, decine di bambine e di bambini, sole, muscia, pasta, vino, fave e pecorino, palloni di tutte le forme e tutti i colori che rotolavano in ogni dove.
Writers che hanno colorato i muri grigi e il quartiere che ha ricominciato ad affacciarsi dentro quel rettangolo pieno di storia e di ricordi.

E poi tanti ragazzi de Centri di Accoglienza, amici che da tanto giocano con noi, altri che presto si uniranno.
La delegazione dell’Arci Darfur e quella dei Mondiali Antirazzisti
Davide, impagabile, con tutta la truppa dei “Lazzaroni“.
Ugo dell’Arci Ragazzi che con il tappetone di tutti i colori ha fatto felici tutti i bambini (e non solo).
Le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi dell’organizzazione che hanno lavorato senza mai fermarsi, da settimane, alcuni dormendo al campo per proteggere i materiali e le strutture.
Le macchine, gli obiettivi, gli occhi e i sorrisi della ciurma di Shoot for Change, che ha dato vita a questa cosa qui.

I poi il nostro grazie, come sempre, che va all’UNHCR e a Laura Boldrini, al Centro Astalli e a Padre Giovanni La Manna e a tutti coloro i quali da sempre ci sostengono.

Un ringraziamento particolare va al Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, che ha voluto esserci e che ci ha fatto sentire ancora meno soli.
Il nostro sentito grazie va anche a tutte le Istituzioni presenti, a cominciare dal presidente del municipio Ivano Caradonna.

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XXV Aprile_002Concludendo, come soci di Liberi Nantes, ci sentiamo di voler ringraziare Giovanni Carapella.

Non lo abbiamo fatto fin qui per pudore, più suo che nostro, ma i Liberi Nantes Giovanni lo conoscono bene, lo ricordano al campo sin dal primo allenamento, il 7 novembre 2007, quando nessuno (forse nemmeno lui), avrebbe scommesso un centesimo su di noi.
Ma c’era.

C’era anche nelle trasferte nei campetti sperduti, quando spesso era solo sulle gradinate spoglie a vedere la nostra piccola armata brancaleone perdere con una certa regolarità. E se non c’era telefonava sempre per sapere il risultato.

C’era quando ci serviva un aiuto concreto, fondamentale alla sopravvivenza, e ha messo mano al proprio portafogli per permetterci di andare avanti.

C’era quando avevamo bisogno di una casa e di un modo per farla crescere e vivere.

Ha dato senza chiedere nulla in cambio, mai.

Se oggi siamo qui è anche merito suo.

C’è stato dall’inizio e ci sarà in futuro e questo farà per sempre parte della storia della nostra associazione.

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