Per la prima volte il Vivicittà – alla sua 27esima edizione – quest’anno ha portato oltre 70.000 persone a correre, camminare, pedalare, insomma a muoversi anche contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione.
Come Liberi Nantes volevamo esserci, perché si.
Ma di lì a pochi minuti la squadra sarebbe stata impegnata in una partita di campionato, dove andavamo ad affrontare la compagine della Polisportiva Castello, un’altra bella realtà che parla di sport, incontro e pace.
Allora abbiamo chiesto a Daniele se gli andava di correre per noi, con i nostri colori e la nostra maglia.
E Daniele ha corso per il il Vivicittà e ha corso per i Liberi Nantes.
Daniele ha 13 anni e corre forte.
Gioca a basket, ma ha scoperto che ha fiato e vento nei piedi.
Un po’ del vento degli altopiani eritrei che gli deve aver regalato la mamma e il respiro largo di chi ha gli anni in tasca.
Daniele ha corso la 4 km, la corsa non competitiva, perché l’importante era esserci e testimoniare che dove c’è l’Uisp con la sua idea di sport e di società, ci siamo anche noi.
E’ partito tenendo un lembo della grande bandiera arcobaleno che copriva tutti i partecipanti, preso più dalle chicchiere con i ragazzi dell’Arci Darfur che dalla partenza.
Noi l’abbiamo solo visto partire e arrivare e ci abbiamo messo un po’ a capire che era arrivato primo.
Era una corsa non competitiva, certo, e quello che contava era partecipare, infatti abbiamo usato il verbo “vincere” tra virgolette perché mai come in questi casi la frase trita e abusata secondo cui “ha vinto lo sport” ha ancora un senso.
Ma se vi dicessimo che vederlo il tagliare il traguardo alla fine di un lungo sprint con un suo amico (il “vincitore” dello scorso anno, tra le altre cose) non ci ha fatto un po’ emozionare, vi diremmo una bugia.
Ce lo abbiamo in mente da tempo di mettere su un gruppo di ragazze e ragazzi rifugiati che si alleni nella corsa. Forse da sempre.
Daniele ci ha regalato questa “vittoria” e ci ha definitivamente convinto che a breve dovrà nascere la Podistica Liberi Nantes, perché chi ha sempre corso per scappare da qualcosa, per la prima volta può correre per divertirsi e tagliare qualche traguardo.